Il 19 maggio 1916 nella località Portonaccio presso Veio, l’archeologo Giulio Quirino Giglioli aveva scoperto il gruppo più sensazionale di scultura mai finora dissepolto, nel quale compariva il celeberrimo Apollo che, insieme agli altri reperti, sarebbe stato esposto nel Museo di Villa Giulia, frammentario e ancora da restaurare, nell’estate del 1918. Questa decisiva, nel vero senso del termine, scoperta dell’“Apollo che cammina”, ebbe un impatto emotivo straordinario “specie sui non addetti ai lavori”.
A questo preciso momento storico farà superbamente riferimento, anche, Aldous Huxley nel suo breve romanzo Dopo i fuochi d’artificio (After th e Fi re Wo rk s), pubblicato nel1930 nella raccolta Brevi candele (Brief Candles). Lo stessoGiglioli aveva messo l’accesso sul valore simbolico della ‘sua’scoperta perfettamente funzionale a un “segno di speranza e di rigenerazione per l’Italia appena uscita dalla Grande Guerra”.
Questi eventi, con le conseguenti pubblicazioni, avrebbero avuto una certa influenza sul gusto e i modi di buona parte degli scultori italiani che operarono dagli anni Venti in poi. infatti, il capolavoro
etrusco diventò ben presto una vera icona per molti artisti, e, tra i primi, lo scultore (Spartaco) Libero Andreotti sembra riprendere, seppure non direttamente, ma analogicamente le sembianze
del volto dell’Apollo per modellare la fisionomia della testa di una delle più affascinanti sculture del periodo, 1920, eseguite dall’artista: Signora col ventaglio, ma lo scultore pesciatino ha attinto a precisi spunti presi dalla coroplastica etrusca, con sommo estro compositivo, rilevabili nella gestualità di molte opere del biennio 1918-1920, in particolare nel Pesciaiolo (1918), ma anche
nella ciliegiara (1919) e nella limonara (1919).
Mauro Pratesi si è formato, prima, con Mina Gregori e, poi, con Carlo Del Bravo, col quale si è laureato nel 1982.
È stato per oltre trent’anni titolare della cattedra di Fenomenologia delle Arti Contemporanee all’Accademia di Belle Arti di Firenze; ha insegnato, inoltre, dal 1996 al 2011, Storia dell’Arte Contemporanea nelle facoltà di Lettere e di Architettura dell’Università di Firenze.
Ha pubblicato saggi sulle riviste scientifiche, “Bollettino d’Arte”, “Prospettiva”, “Antichità Viva”, “Paragone”, “Dialoghi di Storia dell’Arte”, “Letteratura & Arte”, “Ricerche di storia dell’arte” e, inoltre,
si ricordano i cataloghi e i libri, L’arte del disegno nel Novecento italiano (1990) in collaborazione con E. Crispolti, L’arte italiana del Novecento.
La Toscana (1991), in collaborazione con G. Uzzani, Gio Ponti (2015), Roberto Longhi nel vivo dell’arte del ‘900 (2020), Arturo Martini e la riscoperta dell’arte etrusca (2021), Dentro la Biennale del nuovo millennio (2021); Gioia degli etruschi (2023)