Tempo consigliato per la visita almeno tre ore
Itinerario: Porta Fiorentina - Palazzo Ansaldi - Casa Giusti - Monastero della Visitazione -Cattedrale di Santa Maria Assunta - S. Maria Maddalena - Palazzo Vescovile - Residenza Capitolare - Chiesa di S. Michelino - Seminario Vescovile - Palazzo Ricci - Via Sterponi - Palazzo Flori - Il ponte del Duomo.
Iniziamo il nostro itinerario seguendo l'antico percorso del viaggiatore che proveniva da Firenze. Il primo monumento, che si incontra, è la Porta Fiorentina:
progettata forse per ampliare una nuova cerchia urbana, essa non ha mai svolto la funzionalità di vera e propria porta.
Con il tempo, ha assunto addirittura un'identità architettonica di arco trionfale. Comunque, secondo la storiografia locale, fu eretta in onore di Gian Gastone dei Medici. Disegnata da Pier Antonio Tosi, architetto di Sua Altezza reale, l'architettura rivela uno stile prettamente fiorentino con decorazioni artistiche dell'età barocca; fu terminata nella primavera del 1733. Sopra il cartiglio celebrativo si trova lo stemma di casa Medici.
Questo elemento deve far riflettere il viaggiatore accorto, poiché la città e gli abitanti di Pescia devono molto ad alcuni regnanti e membri della corte toscana; Leone X, al secolo Giovanni dei Medici, elevò la pieve pesciatina di S. Maria in Prelatura Nullius (di nessun Vescovo), assegnandole la giurisdizione dell'intera Valdinievole, che fu così staccata dalla diocesi di Lucca. Altro personaggio mediceo legato a Pescia fu Cosimo III, che elevò nel 1699 l'intraprendente Comunità al rango di città del Granducato. Superata la porta, sulla destra di via G. Giusti, l'antica via fiorentina, si trova l'ottocentesco Palazzo dei Magnani che per un secolo è stato di proprietà della famiglia Ansaldi. Tra i membri del casato si annovera Innocenzio (Pescia 1734 - ivi 1815), noto pittore, storiografo dell'arte e intellettuale del Risorgimento.
Sulla sinistra, appena lasciata la dimora suddetta, non può certo rimanere inosservata la grande mole architettonica del monastero della Visitazione.
L'opera, realizzata tra il 1722 e il 1730, ha una facciata abbastanza compatta, scandita da finestre regolari con cornici disegnate. Nella parte terminale di tale facciata si trova la Chiesa di San Giuliano delle visitandine. Progettata da Giovan Battista Foggini (Firenze, 1652 - Ivi 1737), è caratterizzata dal bel portico a tre campate. Al suo interno, la bellissima architettura d'estrazione barocca spartisce un'aula di grande effetto scenografico. Nella parete di fondo dell'abside è collocata la tela di Giacomo Tais che rappresenta il martirio di San Giuliano. Di fronte alla chiesa delle visitandine si trova la casa del nonno materno del poeta Giuseppe Giusti (1809-1850). Il palazzo, ora della nobile famiglia degli Anzilotti Gambarini, possiede, a differenza degli altri edifici cittadini, un solo ed unico ordine di finestre al primo piano. Poco più a destra, oltrepassando il Palazzo Giusti, si può percorrere una delle strade più caratteristiche di Pescia, Via Mozza, così chiamata per il suo breve tratto, che termina con una piccola porta che immette nella suggestiva Via delle mura. Nel percorrere questa via pedonale, rimasta inalterata nel tempo, si può godere la vista dell'antico tratto delle mura tre quattrocentesche e la ridente collina.
Ritornando su Via Giusti e percorrendo la strada verso l'imponente campanile del Duomo, sulla sinistra, si trova l'arco del Pozzino. L'arco in pietra, ricavato forse dalle antiche mura, oggi, separa la piazzetta Don Minzoni dalla Via fiorentina e unisce due bei palazzi, quello che fu un tempo dei canonici del Duomo e quello della famiglia Bellandi.
Percorsa l'area antistante la "canonica del Proposto" e superato il blocco delle case, un tempo abitazioni dei canonici della collegiata, ci si trova di fronte al Duomo. La cattedrale di S. Maria Assunta non ha davanti a sé una vera piazza, ma la strada occupa una gran parte del sagrato della Cattedrale.
Siamo proprio nel cuore religioso della città. Preceduta dal bel campanile trecentesco, ecco la grande facciata della Cattedrale: l'imponente architettura novecentesca, disegnata dall'architetto Giuseppe Castellucci di Arezzo alla fine dell'Ottocento, nasconde l'origine medievale dell'edificio. Infatti, la prima chiesa risale al IX secolo e subì sostanziali rifacimenti nel Duecento. Ma la principale trasformazione dell'edificio ecclesiastico avvenne alla metà del Seicento, quando i canonici del Duomo decisero di ingrandirne l'aula e il presbiterio. Una tradizione storiografica ci informa che l'architetto che seguì i lavori fu Antonio Ferri; nuove ricerche hanno invece indotto a pensare ad un altro personaggio, il pistoiese Tommaso Ramignani. Purtroppo per ricostruire la chiesa occorsero molti anni; nel 1696 era conclusa e per due secoli rimase con una facciata brulla in mattoni.
Rimangono a testimonianza dell'età medievale gli archetti ciechi che si trovano ai lati esterni della chiesa ed il bel leggio marmoreo collocato sul presbiterio. Si tratta di un singolare gruppo, formato da varie componenti dell'antico pulpito della pieve e risalente al XIII secolo.
Il Duomo, all'interno, mostra un'architettura elegante e severa: tre cappelle per parte si affacciano sull'ampia navata coperta da una volta a vela. Importanti cornicioni, capitelli e paraste scandiscono un ambiente armonico solenne; belle pitture, infine, ornano i tabernacoli di marmo variopinto. L'edificio della chiesa
Cattedrale è pieno di tradizioni e storie particolari ed è a suo modo lo specchio culturale della città. Sulla destra, appena entrati, possiamo vedere, in contro facciata, la lapide marmorea del pievano Rustico che morì nel 1132. Nella parte superiore è la splendida lapide, ugualmente di marmo ad intarsio, che commemora il proposto Lorenzo Mancini, ordinario di questa chiesa dal 15 dicembre 1704 al 7 marzo 1707. Dalla parte opposta si trova il monumento di R. Bilancini a Giuseppe Giusti.
La Cappella Raffaelli, che conserva la tela ottocentesca di Luigi Norfini (Pescia, 1825- ivi,1909), espone un bell'apparato lapideo e in una nicchia, a sinistra, si trova il busto di Giovanni Pacini, (Catania, 1796 - Pescia, 1867) famoso compositore che trascorse a Pescia gli ultimi anni della vita. La cappella successiva, un tempo di patronato della famiglia Flori, è ornata dalla bella pittura di Pietro Donzelli della fine del secolo XVII e raffigura S. Carlo Borromeo mentre amministra il SS. Viatico agli appestati. Nelle lunette ai lati sono collocate due statue di Quirino Coli e Sebastiano Piccini, raffiguranti, la prima, a destra, S. Girolamo e la seconda S. Giuseppe con la mazza fiorita.
La terza cappella apparteneva alla famiglia Forti, che tra i suoi componenti annovera il vescovo, mons. Pietro Forti, che ricoprì tale carica dal 1847-1854. Il vescovo è, dunque, ritratto a mezzo busto in una lunetta posta nella parete di sinistra della Cappella. Il quadro sull'altare centrale è di Giuseppe Bottani, (Cremona, 1717 - Mantova, 1784) il cui tema iconografico è la nascita della Madonna.
Dopo aver osservato il pulpito del 1766 che si trova sul pilone di destra dell'arco centrale, si entra nella zona del transetto per ammirare la bella cappella del SS. Sacramento, ovvero la cappella dei Turini che la tradizione vuole eseguita su disegno di Giuliano di Baccio D'Agnolo (Firenze, 1462 - Firenze, 1543). Il personaggio più noto della famiglia fu mons. Baldassarre che lavorò a Roma come datario per i pontefici Leone X e Clemente VII. Il particolare mausoleo del grande Baldassarre fu eseguito da Raffaello di Bartolomeo Sinibaldi, detto da Montelupo (Montelupo (FI),1505 - Firenze,1566), mentre le figure marmoree al lato del prelato sono opera di Pierino da Vinci (Vinci, ca. 1530 - Pisa, 1553), nipote di Leonardo.
Nel pavimento, al centro della cappella, si trova la tomba di monsignor Angelo Simonetti, vescovo di Pescia dal 1908 al 1950. Al presule fu riservato questo importante luogo per aver governato per ben 42 anni la diocesi con amorevole zelo.
Nel pavimento dell'area presbiterale si trova la meridiana voluta dal Vescovo di Pescia Donato Maria Arcangeli dal 1742 al 1772). Un coro ligneo settecentesco arreda lo spazio dell'abside mentre gli stalli capitolari furono costruiti nell'Ottocento.
Al centro dell'abside è collocato, in una bella cornice marmorea, il grande quadro del pistoiese Luigi Garzi (Pistoia 1638 - Roma 1721) che rappresenta l'Assunzione della Vergine. Sulla sinistra è la grande cattedra lignea vescovile fatta costruire da mons. Francesco Vincenti, che fu vescovo di Pescia dal 1773 al 1803. Al centro del pavimento si trova la lastra tombale del proposto Ricci, che lasciò tremila scudi e molti legati per l'edificazione della nuova prepositura di Pescia.
La sala della sacrestia dei cappellani è arredata con mirabili banchi del Quattrocento. Sui primi due sportelli del bancone di sinistra si possono ammirare gli stemmi del papa Pio II Piccolomini. I banchi furono commissionati a Giovanni di Michele da San Pietro a Montichiello, nel 1476, dal cardinale "Papiense" Iacopo Ammannati (1412-1476) di Villa Basilia. È invece arredata con banchi del 1650 la seconda sacrestia, quella dei canonici del duomo. L'aula fu fatta costruire intorno al 1646 ed esibisce importanti dipinti; sulla destra si trova il ritratto di mons. Giovanni Ricci, opera di Bartolomeo Orsi; nel centro, sopra al bancone seicentesco si trova un bel dipinto di Pompeo Caccini rappresentante la pesca miracolosa di S. Pietro. Sulla sinistra è il ritratto di mons. Baldassarre Turini, attribuito anche questo al pittore Bartolomeo Orsi. Sulla porta d'ingresso
delle sacrestie si trova un bel dipinto che rappresenta il Martirio di S. Lorenzo, opera della fine del Cinquecento. L'acquasantiera con il putto che regge il catino, è opera del secolo XVII.
Rientrati nella grande navata, sulla destra per chi guarda la porta principale della chiesa, si trovano ugualmente tre cappelle: la prima, dedicata a S. Lorenzo, era di patronato della famiglia Cecchi; sull'altare si trova la magnifica tela di Anton Domenico Gabbiani, (Firenze, 1652 - Idem, 1726) mentre ai lati sono
collocate le tombe murali, con sarcofagi a mensola e busti, di Stefano e Giovan Battista Cecchi, entrambi canonici proposti di Pescia nel Seicento. La tela che orna la volta superiore è sempre del Gabbiani.
La seconda cappella, dedicata alla Madonna del Santo Rosario, in quanto sede religiosa della propria Compagnia, fu realizzata alla fine del Seicento, mentre l'altare fu costruito nel 1716; nell'edicola è la grande tela di Antonio Franchi (Villa Basilica (Lu),1638 - Firenze,1709) del 1700. Questa rappresenta alle spalle della Madonna che porge il Rosario a S. Domenico, le Sante Dorotea, patrona di Pescia e Caterina di Alessandria. In questa cappella, nel 1795, fu posta la cassa che conteneva i resti mortali di S. Allucio. La terza cappella, un tempo sede del Battistero, è oggi dedicata a Sant'Allucio; sull'altare è posta una tela
di Romano Stefanelli, eseguita nel 1985 per volontà di Monsignor Giovanni Bianchi (vescovo di Pescia dal 1977 al 1994). Nella cappella feriale è collocato il fonte battesimale cinquecentesco, sopra il quale si trova il quadro attribuito ad Alessandro Bardelli, mentre nell'area presbiterale è il bel crocefisso cinquecentesco ligneo. Nella navata della cappella, come sotto l'altare maggiore, si trovano due resti lapidei della pieve di S. Maria di Pescia. Si suppone che queste due sculture del XIII-XIV secolo avessero fatto parte dell'arredo fisso della facciata e che fossero situate nello spazio superiore delle porte d'ingresso.
Il campanile, caratterizzato dalla grande apertura al piano terra, è forse di origine alto medievale; fu ricostruito nel Trecento e nel 1776 fu realizzato il cupolino dall'allora vescovo, Donato Maria Arcangeli.
Oltrepassato l'arco del campanile, si accede al chiostro del Palazzo Vescovile. Ricostruito in epoche diverse, il palazzo dei Vescovi di Pescia è caratterizzato dall'altana che, nella seconda metà del Settecento, mons. Arcangeli adibì ad osservatorio astronomico. All'interno del palazzo si trova la Cappella Vescovile, ornata da un bellissimo dossale in terracotta invetriata attribuito ad Andrea e Luca della Robbia della metà del XV secolo. Altra opera degna di essere menzionata è la pala d'altare di Domenico Soldini che rappresenta la Madonna con Bambino tra san Giovanni e santa Caterina della metà del XVI secolo.
Di fronte al Duomo è la bella chiesa di S. Maria Maddalena, un tempio venerato dalla pietà popolare pesciatina. Sull'altare barocco, ornato da angeli e sculture di Giovan Battista Ciceri, si conserva il Crocifisso detto " della Maddalena".
L'opera lignea risale alla seconda metà del secolo XIV e la sua storia, come, del resto, la sua origine, è ricca di tradizioni e leggende. Dal 1700, ogni venticinque anni, il crocifisso viene trasportato per le strade della città e in quell'occasione, chiamata "Feste di Maggio", i palazzi e le colline sono illuminati con lumini a cera. Nella sacrestia della compagnia del SS. Crocifisso, su un banco ligneo, si trova una copia lignea quattrocentesca del Volto Santo lucchese.
Costeggiando la cattedrale e percorrendo la via omonima, si possono ammirare, oltre che la singolare strada in salita che porta ad un luogo detto "Grufaia", il bel palazzo cinquecentesco dei Cardini, oggi Matteucci. Sulla destra, adiacente alla chiesa, è la residenza del Capitolo della Cattedrale, sede dell'archivio segreto e della Biblioteca. Quest'ultima, nota per i bei codici che conserva, è ornata con belle pitture del 1711 dell'artista lucchese Pietro Scorsini. Il patrimonio librario consta di circa 10.000 volumi. Nelle unità bibliografiche della biblioteca, che fu fondata nel 1648 per volontà di mons. Romualdo Cecchi, sono conservati 42 incunaboli, 100 manoscritti dei secoli XV-XVIII e una bellissima collezione di stampe del Cinque-Seicento, proveniente da Roma.
Percorrendo ancora la via della Cattedrale e costeggiando il Palazzo Matteucci, si giunge alla piccola chiesa di S. Michelino. L'architettura romanica e la facciata in conci di pietra ci inducono a supporre che l'edificio sia di origine molto antica. Il tetto della chiesa conserva ancora la copertura in lastre di pietra.
Uscendo dalla chiesa, conviene proseguire per la piccola strada costeggiata dal muro di cinta del prezioso giardino del "Marchese" e dalla parete laterale della chiesa di S. Chiara; si arriva così in Piazza Garzoni dove, nella seconda metà del Quattrocento, fu edificato il convento delle monache clarisse su un terreno che era stato loro donato da privati. Unico nel suo genere è il bel chiostro di S. Chiara che fu restaurato nel 1582. L'edificio, nella seconda metà del Settecento, passò alla diocesi di Pescia e nei medesimi anni diventò sede del Seminario Vescovile.
Uscendo da Piazza Garzoni e avviandosi per via della Fontana, si possono ammirare palazzi e portali di notevole livello stilistico. Via della Fontana, un tempo via Fiorentina, è una delle strade più originali di questa parte della città.
Al termine della via, quando ci si immette in via Sterponi, sulla destra, si può osservare la splendida facciata di Palazzo Ricci, una delle architetture seicentesche più interessanti che si trovano in città. Sulla facciata sono visibili i due stemmi marmorei che furono del "magnifico" proposto Giovanni Ricci. Questi visse nella prima metà del Seicento e, dal 1634 al 1646, volle ricostruire la dimora di famiglia. Il restauro del palazzo fu affidato a Pantaleone Quadri, architetto e ingegnere pistoiese che disegnò intorno al 1640 la facciata, facendo scolpire gli stipiti delle cinque finestre nuove e vi appose i marcapiani in pietra serena. Nel rifacimento il proposto decise di far edificare la bella loggia con colonne binate che guarda il giardino. Nella zona finale dell'area a verde, in fondo al piccolo viale, con una fontanella circolare posta a metà, si trova la settecentesca fontana in cotto e pietra, fatta costruire dalla famiglia Forti che nella seconda metà del Seicento diventò proprietaria del palazzo. Nella facciata, protetta da una ringhiera in ferro, è situata la bella fontana che si trova dirimpetto a Via Sterponi. Composta da un bacile in marmo retto da un pilastro, che la tradizione locale afferma di epoca romana, è caratterizzata dalla scultura del Delfino - simbolo della città - che si dice opera di Innocenzo Ansaldi (Pescia, 1735 - ivi ,1816).
Via Sterponi è distinta dalla grossa mole di un palazzo che si trova sulla destra e che un tempo fu l'importante convento delle monache del Carmine.
Ritornando verso la Cattedrale da via Cavour, oltrepassata quindi la piazzetta del Ducci, ci appaiono la bella facciata della chiesa, l'imponente campanile e i palazzi che vennero modificati intorno al 1850 proprio per l'apertura della strada suddetta, portata a termine nel 1864.
In prossimità della chiesa di S. Maria Maddalena si trova via dei Marchi; questa conduce alla piazzetta Anzilotti, nella cui area si può vedere un arco murato nella parete esterna di un'abitazione. Tali pietre sono i resti della Porta del Bonajuto che era inserita nella cinta muraria e che venne demolita intorno al 1914.
A sinistra si trova la piccola strada di via della "Porta vecchia", caratterizzata dal Palazzo Sainati, già dimora della famiglia Flori che volle le sale della sua abitazione ornate ed affrescate dal Gian Domenico Ferretti (Firenze, 1692 - ivi, 1768). La facciata esibisce una serie di finestre con cornici; in alto, spostato a destra, c'è il prezioso stemma marmoreo di casa dei Flori, che nel Settecento ospitò il principe Gian Gastone dei Medici.
Prima di lasciare il quartiere, proprio nella zona chiamata "sdrucciolo del Domo" (Piazzetta Ducci), si può vedere il Palazzo della famiglia Cecchi con un bel portico interno, caratterizzato da colonne e da capitelli rinascimentali. Questo palazzo ospitò per alcuni giorni nel 1541 il Papa Paolo III, in occasione di una visita alle nobili famiglie dei Cecchi e dei Ducci.
Distrutto nel periodo bellico, il Ponte del Duomo fu ricostruito nel 1946 tenendo presente l'architettura originaria risalente al Settecento.
Il segno di una città tra devozione e senso civico Ogni anno, nei primi giorni di maggio, Pescia vive un momento di festa particolarmente vivo. Le celebrazioni sono legate al SS. Crocifisso che si venera da tempo immemorabile nel Santuario di S. Maria Maddalena. La sera del due maggio la città e le colline sono illuminate con lumini a cera; il giorno successivo, al termine della processione c'è la grande celebrazione liturgica con l'offerta dell'olio da parte di uno dei quattro Rioni in cui è suddivisa la città.
Ogni venticinque anni le feste sono più solenni e il Crocifisso è traslato in Duomo e la sera del 3 di maggio è portato in processione