Tempo consigliato per la visita: almeno due ore
Porta del Giocatoio - Antica via delle Conce - L'ospedale Antonita - Gli orti - Chiesa di S. Antonio abate - Chiesa di S. Rocco - Convento e Chiesa di S. Francesco - Teatro Pacini - Antica filanda dei Cappelletti - Ponte di S. Francesco.
Lasciata la Porta del Giocatoio, si entra nel Rione di S. Francesco. Questa zona, detta il Prato (in antico), era considerata la parte limitrofa della città, poiché era fuori alla cinta muraria, ma non per questo era meno importante; anzi essa ha sempre avuto un ruolo fondamentale sia nel processo di sviluppo urbanistico, sia in quello amministrativo, nonché politico e religioso. La strada, via Cesare Battisti, venne resa rettilinea intorno al 1866 e in quel periodo venne sventrata una parte delle mura per creare il passaggio diretto tra lo "Sdrucciolo del Duomo" e la strada per l'Ospedale.
Il quartiere si estende lungo il fiume sulla riva sinistra e non molti anni fa era caratterizzato dagli orti che potevano essere irrigati con l'acqua dei "gorili" di cui era ricca la zona. Allora questa strada era famosa tra gli abitanti della città anche per la presenza di molti artigiani che producevano le corde, conosciuti localmente
come "funai".
Superata la porta, ci si trova sulla via Cesare Battisti; sulla destra è la via detta del Giocatoio, che conduce alla "panoramica" per i colli di Uzzano, dove anticamente erano ubicate delle fabbriche conciarie.
Al termine di via del Giocatoio, quasi a cavallo di un ponticello, si trova la caratteristica cappella settecentesca dedicata alla "Madonna del Giglio"; fu riedificata nei primi anni dell'Ottocento in seguito ad un evento miracoloso.
Dietro al complesso residenziale, da poco edificato, si possono vedere le mura cittadine e la grossa mole della torre, nota come "Torre del Seminario" o di Santa Chiara, poiché segnava il limite perimetrale dell'area del convento prima e dell'istituto ecclesiastico dopo. Merita ricordare che l'imponente struttura fu una delle architetture più significative della cerchia muraria del terziere del Duomo, del resto sempre presente nell'iconografia della città.
Ripercorsa la ripida via del Giocatoio, se ci si immette nella via Cesare Battisti; sulla sinistra, oltrepassato un grande negozio di abbigliamento, si trova il moderno ospedale cittadino e della Valdinievole "S. Cosma e S.Damiano".
Andando verso nord, sulla destra si può vedere l'oratorio trecentesco di S. Antonio abate.
La piccola chiesa, dalla facciata spoglia, è menzionata già nel 1327, benché alcune parti architettoniche della struttura permettano di far risalire la sua origine ad un periodo ancora più antico. Al suo interno, nella cappella absidale, commissionata da Giovanni Montini da Uzzano, si trovano affreschi del 1407 di Bicci di Lorenzo: sulla vita ascetica di Sant'Antonio abate. Nella parete di nord del presbiterio si trova una originale immagine di Pescia quattrocentesca. Nella cappella di sinistra si trova l'opera d'arte più famosa della chiesa e dell'intera città: il gruppo ligneo della Deposizione del XIII secolo.
La chiesa è nota per l'appartenenza all'ordine dei Canonici regolari di Vienne che nel medioevo aveva come scopo primario la cura dei poveri affetti dal "fuoco sacro".
Di fronte all'edificio ecclesiastico si trova l'interessante costruzione in pietra, appartenente agli spedalieri del Tau. Per la sua ubicazione, posta in linea diretta con la chiesa, si può sostenere che questa singolare struttura servisse da spedale.
Sulla destra, adiacente alla chiesa, si trova la grossa struttura che servì, almeno fino alla metà del secolo XVII, da residenza dei canonici antoniti. Sulla sinistra, a venti metri dalla canonica dei viennensi, la cui facciata esibisce un bello stemma del Tau a forma rettangolare, si trova l'antico Ospedale leopoldino.
Questo bell'edificio fu iniziato nel 1764 dal Vescovo Donato Maria Arcangeli per essere destinato ad uso di seminario vescovile. Nel 1772 i lavori, promossi dal Vescovo "architetto", vennero interrotti e qualche anno più tardi furono ripresi dal Granduca Leopoldo che destinò l'edificio ad Ospedale.
Le belle finestre in pietra - disegnate forse dall'ingegnere Giuseppe Ruggeri -, come il portale, evidenziato dalla breve ma ben disegnata scalinata, sottolineano l'eleganza dell'edificio. Al centro c'è lo stemma della casa granducale asburgico-lorenese che promosse la fondazione del nuovo ospedale per i malati della Valdinievole.
Al termine di via Cesare Battisti si entra nella grande piazza S. Francesco.
Residuo dell'antico "prato", questa è forse una delle più verdi e affascinanti aree della città; disegna il perimetro est la grossa mole del convento - oggi adibito a sede del Tribunale - e della chiesa francescana.
Densa di storia, leggende e glorie paesane, la bella chiesa monumentale di S. Francesco è senz'altro la più amata dalla popolazione locale e dell'intera Valdinievole.
Fu in questa chiesa che nel settembre del 1328 si riunirono i rappresentanti dei comuni guelfi della Valdinievole e della Valeriana fiorentina per costituire una lega che avesse un' identità politica autonoma separata da Lucca.
Con questo patto si preparava la strada alla integrazione di questo territorio al dominio di Firenze (1339).
Restaurata dal 1911 al 1930, la chiesa attuale ha un'origine tardo trecentesca.
Dai documenti, così come da alcune memorie, sappiamo che già nella prima metà del secolo XIV si trovava in Pescia una chiesa dedicata al Santo assisiate.
Una bella leggenda trasmette la notizia che Francesco fece visita alla comunità di Pescia intorno al 1211. In quell'occasione fu ospite della famiglia Orlandi, che in seguito fece edificare un piccolo oratorio. Nessuna prova documentaria attesta questa memoria seicentesca; tuttavia in città è molto viva la devozione al Patrono d'Italia.
Al suo interno la chiesa mostra molte opere d'arte; la pianta è a croce latina e il transetto è caratterizzato dalla presenza di due altari laterali in pietra con splendide tele. La prima cappella di sinistra è quella della SS. Trinità di patronato della famiglia Cardini, opera del secolo XV, di recente restaurata.
L'opera pittorica più importante che si trova nella chiesa francescana è la tavola del lucchese Bonaventura Berlinghieri che rappresenta S. Francesco e, nelle predelle laterali, sei episodi riferiti alla vita e ai miracoli post-mortem.
La pittura, del 1235, è stata restaurata diverse volte; fu infatti riscoperta integralmente solo alla metà dell'Ottocento, grazie al trasferimento della tela seicentesca che stava di fronte all'opera medievale; nel 1910 fu nuovamente restaurata ed infine nel 1985 sono stati recuperati i colori originali ed è stato riportato alla luce il disegno significativo del cappuccio del Santo. La tela che ricopriva quasi totalmente la pala medievale si trova nella cappella dei caduti ed è opera di Alessandro Bardelli. Nella stessa cappella un tempo della Misericordia si trova una bella scultura della Vergine con il bambino che la tradizione storiografica locale fa risalire alla metà del secolo XIV. Fu questa statua che nell'aprile del 1506 sembrò dare segni miracolosi ai presenti raccolti in preghiera. Il fatto ebbe molta risonanza e dopo qualche giorno gli stessi uomini e donne fondarono la compagnia di Misericordia nella chiesa dei santi Stefano e Niccolao.
Ai lati dell'altare maggiore si trovano: a destra, la cappella di S. Carlo Borromeo con la bella tela di Rodomonte di Pasquino Pieri, allievo del Cortona; a sinistra, la cappella della famiglia Della Barba; sull'altare, voluto da Messer Pompeo, archiatra di Papa Pio IV, circondata da una bella cornice in pietra serena, è situata tela di Iacopo Ligozzi (Verona, 1547 - Firenze, 1627) del 1595 che rappresenta il martirio di S. Dorotea. In prossimità dell'altare, poste in verticale, si trovano le lastre tombali di alcuni componenti della famiglia degli Obizzi di Pescia.
Questi poi con l'ingresso dei Fiorentini, nel 1339, avrebbero scelto l'esilio, perché appartenenti alla fazione favorevole a Lucca. Nell'abside si trova la seicentesca tela di Giovanni Martinelli che rappresenta "Il miracolo della mula" nell'atto di inchinarsi davanti a al SS. Sacramento sostenuto da S. Antonio da Padova. Affreschi di fine Trecento attribuiti al pistoiese Antonio Vite ornano la parte superiore della cappella absidale. La cappella Nucci, invece è ornata da affreschi degli anni Trenta del Quattrocento attribuiti a Bicci di Lorenzo; il registro superiore della parete di sinistra esibisce una singolare rappresentazione del transito della Vergine. Nell'altra cappella invece è conservato un trittico dei primi anni del secolo XV che rappresenta S. Anna, con la Vergine e il Bambino con i santi Simone, Taddeo, Lorenzo e Domenico.Il campanile fu eretto tra il 1718 e il 1719 su disegno di Carlo A. Arrighi.
Di fronte alla chiesa di S. Francesco si trova il teatro intitolato a Giovanni Pacini.
La splendida architettura teatrale dell'"Accademia degli Affilati", risalente al 1717, è la dimostrazione dell'interesse dei pesciatini verso l'arte melodrammatica, musicale e teatrale. Le memorie del tempo riferiscono che l'intera volta del padiglione centrale fu affrescata da Pietro Scorsini e l'architettura fu progettata da Giovan Antonio Tani il quale aveva appreso l'arte di edificare i teatri a Bologna.
Il ponte di S. Francesco indica che il secondo itinerario è concluso. Purtroppo questo ponte, distrutto in seguito ad un intervento bellico, fu ricostruito secondo uno stile affrettato e poco in linea con la città.