Tempo consigliato per la visita almeno tre ore
Itinerario: Via Pacini - Via Cairoli - Piazzetta S. Romualdo - Via delle Capanne, Palagio -Mulattiera per il Monte - Chiesa di S. Domenico - Chiesa e Convento di S.Francesco di Paola in castello - Piazza S. Stefano - Palazzo Galeotti - Prioria dei Santi Stefano e Niccolao - Piazza Obizzi - Palazzo Magnani - Palazzo Martelli - Ruga degli Orlandi - Chiesa della SS. Annunziata - Chiesa e convento di S.Giuseppe - Palazzo Forti.
Superato il ponte di S. Francesco, si giunge in via Giovanni Pacini.
È importante far notare al gentile ospite come dal ponte si possa godere una visione panoramica di grande fascino: l'ansa del fiume Pescia, il bel viale Forti che costeggia tranquillamente gli argini e mette in evidenza le facciate posteriori dei palazzi che si affacciano sull'antica e grande Piazza. L'irregolarità dell'affluenza delle acque, a causa del carattere torrentizio "della Pescia" ha determinato un alveo molto ampio rispetto alla piccola portata di queste che scorrono di solito ridenti e veloci nel centro della città. D'altra parte la presenza delle acque non si esaurisce con il fiume; nella zona che andiamo a visitare si trovano, infatti, importanti canali d'acqua che i pesciatini chiamano da sempre "gore". Questi tipici corsi d'acqua artificiali, ora sotterranei e ora incastrati tra casa e casa, hanno per certi versi disegnato una singolare posizione urbana. La gora è stata per secoli di vitale importanza per gli abitanti della città, poiché fondamentale per lo svolgimento delle normali esigenze domestiche, sociali ed economiche.
Guardando poi di fronte a nord-ovest, verso il rilievo, ci si rende subito conto come la presenza del verde sia molto vicina alla città; il Castello di Bareglia, ad esempio, adagiato sul crinale di una collina, sembra una terrazza naturale protesa sul sito urbano.
Ma ritorniamo a passeggiare per Pescia. Oltrepassato il semaforo sulla destra, si trova il bel palazzo settecentesco dei Vanni, poi Puccinelli-Sannini. Il disegno architettonico della facciata, che guarda via Cairoli, è scandito da una serie di belle finestre con cornici e marcapiani mentre antistante alla casa, dove nacque appunto l'astronomo e ingegnere Francesco Puccinelli, è il palazzo dell'Abate Carlo Cecchi (n. 54), che si rese famoso per aver contribuito, con le sue doti diplomatiche a far elevare la Chiesa di Pescia alla dignità episcopale (17 marzo 1727).
Passeggiando verso nord per via Cairoli, ci si imbatte in singolari aperture e cunicoli che attraversano perpendicolarmente le strade; questi passaggi sono chiamati comunemente cantini. Il primo sulla sinistra è il Canto di Meino, che eccezionalmente taglia ben due strade, Via del Giuggiolo e Via Oberdan, già Via delle Capanne, permette l'accesso ad un piccolo stradello di campagna che porta al castello di Bareglia.
La breve ma un tempo elegante via Cairoli è costeggiata da dignitosi palazzi, come quello che fu della famiglia Gialdini (n. 44), dinanzi invece è situato l'antico edificio, rimaneggiato nel XIX secolo, che ospita la sede del Corpo dei Carabinieri.
Il percorso della strada segue un'ardita curvatura che si immette in via Oberdan, ma, proseguendo a diritto, si giunge alla Piazzetta S. Romualdo o del "Crocifissino".
Camminando verso nord - superata piazzetta del Moro di Bareglia - si consiglia di fare una visita fuori porta. Se si ha voglia di sperimentare una camminata davvero faticosa, ma al contempo piena di fascino, con una panoramica della città alquanto straordinaria, si consiglia di percorrere l'antica strada per Santa Margherita.
La mulattiera segna un itinerario suggestivo, in cui si incontrano case coloniche arroccate sulla collina e una natura impreziosita dalla presenza di imponenti piante di ulivi.
Dalla piazza della Bareglia, ripercorsa la piazzetta di S. Romualdo, è ora di riprendere il cammino storico-artistico della città. Siamo nel cuore della Pescia antica; piccole e modeste case, attaccate l'una all'altra, costeggiano la strada; ogni tanto, addossata alla parete degli edifici, si può trovare una piccola margine a mensola.
Arrivati al termine di Via Gugliemo Oberdan, a destra si trova una strada ripida che porta verso uno dei monumenti architettonici più significativi della città: il Palagio. Adiacente alla torre campanaria della Collegiata dei Santi Stefano e Niccolao, la grande sede del Podestà risale, almeno per quanto concerne il primo nucleo, al XIII secolo. Restaurato di recente, oggi il palazzo ospita, al secondo piano, la suggestiva ed unica Gipsoteca "Libero Andreotti".
La prima ristrutturazione dell'edificio avvenne intorno al 1375. Ricostruito a più riprese nel Quattrocento, ha subito sostanziali interventi nel XVII secolo e negli anni venti del Novecento. In facciata, accanto alle grandi aperture del piano terra, si trova una margine con copertura; l'immagine, del XIX secolo, ritrae l'episodio storico di quando, il 17 febbraio 1362, i pisani e i lucchesi, tentando di riconquistare Pescia, furono sconfitti dai suoi abitanti. Nella pittura si riconosce il campanile di S. Stefano, celebrato perché in tale occasione dal suono delle sue campane la Comunità fu avvertita dell'agguato; in questo modo fu salvata e rimase fiorentina: era il giorno di S. Policronio e le autorità civiche decisero che da quel momento in poi il giorno anniversario sarebbe stato dedicato al Santo Vescovo.
Attraversato il Canto di S. Policronio sotto il Palagio, si consiglia una bella passeggiata per la mulattiera che conduce al Monte a Pescia (itinerario VI). Subito a destra si trova la nuova strada che porta al Convento di S. Domenico, oggi adibito all'omonima Casa di riposo che fu fondata nel 1901.
Arrivati al termine di Via Gugliemo Oberdan, a destra si trova una strada ripida che porta verso uno dei monumenti architettonici più significativi della città: il Palagio. Adiacente alla torre campanaria della Collegiata dei Santi Stefano e Niccolao, la grande sede del Podestà risale, almeno per quanto concerne il primo nucleo, al XIII secolo. Restaurato di recente, oggi il palazzo ospita, al secondo piano, la suggestiva ed unica Gipsoteca "Libero Andreotti".
Questo importante complesso monastico, costruito nei primi vent'anni del Seicento, rappresenta per la città uno dei punti culturali ed artistici più alti di quel secolo. La chiesa, risalente agli anni settanta del secolo XVII, possiede un prezioso altare barocco di grande effetto visivo. Il disegno dell'intera architettura è di Benedetto Orsi che lo eseguì intorno al 1670, mentre l'edificazione della fabbrica ebbe inizio nel 1673.
Al centro della scenografia, sopra un bellissimo ciborio riccamente ornato, si trova la tela che rappresenta l'estasi di S. Filippo Neri di Carlo Maratti (Camerano, 1625 - Roma,).
La storia delle religiose teatine di questo Convento di S. Domenico è molto nota, poiché è stata narrata da Judith Brown nel volume intitolato Atti impuri, edito dal Saggiatore nel 1987.
Ritornati sulla mulattiera che porta al paese di Monte a Pescia, si può svoltare a sinistra e intraprendere la faticosa salita per raggiungere la Casa di Nazaret, un tempo convento di S. Francesco di Paola. La chiesa dall'ampio interno e con una facciata ben ornata da modanature architettoniche fu progettata dall'architetto Antonio Tani nel 1719. Questa nuova struttura a pianta longitudinale, ornata da splendide tele settecentesche, sostituì l'antica chiesa di S. Andrea del Castello; infatti tutto l'edificio conventuale, come la chiesa e il lazzaretto che si affacciano sulla città, sorse in prossimità dell'antico Castello di Pescia.
Nella parte posteriore del convento è possibile osservare i resti delle mura che si incontrano con quelle della città.
L'aula della chiesa è ornata da due altari per parte; sono degne di essere citate la tela di Benedetto Orsi, che rappresenta "Madonna e Santi" e quella di Innocenzio Ansaldi, che ha per tema iconografico la morte di Sant'Andrea Avellino.
È ora di rientrare nella città. Dall'attraversamento pedonale sottostante il Palagio è possibile vedere come l'antica facciata della chiesa dei Santi Stefano e Niccolao fosse rivolta verso ovest, secondo l'orientamento degli edifici religiosi medievali; l'abside, infatti, era posizionata ad est, dove oggi si trova, approssimativamente, l'unica entrata dell'edificio.
L'antica chiesa dei Santi Stefano e Niccolao, elevata alla dignità di prioria nel Cinquecento, possiede un'antica storia, legata principalmente alle vicende della Comunità di Pescia.
Con una facciata semplice, la prima chiesa risale al secolo XIII, anche se le notevoli trasformazioni architettoniche e i successivi sviluppi, verificatisi in periodi diversi, ne hanno trasformato l'impianto originario. Purtroppo dell'antica forma medievale conserva ben poco, mentre mantiene intatta la conformazione architettonica che le fu conferita nel rimaneggiamento avvenuto nel XVI secolo.
Al suo interno tele e tavole ornano altari di notevole effetto scenografico; nel primo a destra si trova un gruppo ligneo del XV secolo, che rappresenta l'Annunciazione, la cui Madonna è chiamata dalla popolazione locale "Madonna Acquavino". Tra le opere pittoriche che sono conservate nella chiesa sono da segnalare le bellissime tavole del coro: Madonna e Santi della fine del secolo XV e Madonna con Bambino del Trecento; la tela centrale dell'abside, attribuita a Alessandro Bardelli, rappresenta la Madonna con i Santi Patroni di Pescia: a partire da destra si vedono S. Policronio, S. Dorotea e i Santi Abdon e Sennen; in basso è rappresentata la città di Pescia.
Sull'altare di destra, uscendo dal presbiterio, è collocato nella lunetta uno splendido Crocifisso ligneo del Trecento; l'altare opposto è ornato dalla bella tela seicentesca di Alessandro Tiarini che rappresenta la Liberazione di S. Pietro. Usciti dalla chiesa, ci troviamo sull'originale sagrato a terrazza con le due rampe di scale, che la tradizione storiografica locale ha da sempre attribuito ad Agostino Cornacchini. La balaustra, con colonnette di marmo e mensola in pietra serena, fu costruita intorno al 1808 su disegno di Innocenzio Ansaldi.
Dal sagrato si consiglia di rivolgere lo sguardo verso il palazzo Galeotti, oggi sede del Museo Civico; la facciata irregolare esibisce un bellissimo portale finemente decorato da una cornice barocca.
La piazza S. Stefano nella zona sud è delimitata ad ovest dal palazzo Magnani e ad est da quello Cecchi. Una strettoia immette nella vicina piazza Obizzi.
L'area abbastanza regolare è segnata dal suddetto palazzo Magnani, oggi sede degli uffici Comunali. Dalla Piazza Obizzi, voltando verso sinistra, si va verso nord e ci si immette nella caratteristica via dei Forni; il primo edificio che si incontra sulla destra è quello che la tradizione popolare vuole di proprietà della famiglia Orlandi; qui, per qualche giorno nell'anno 1211 (come ricorda la lapide), fu ospite S. Francesco di Assisi.
Ritornando verso la piazza Obizzi, conviene incamminarsi verso la grande strada chiamata Ruga degli Orlandi: è forse la strada più bella del centro storico; i palazzi che costeggiano la "Ruga" sono molto grandi e le loro facciate sono contrassegnate da imponenti stemmi nobiliari, segno evidente che questa era un'importante via di comunicazione che dal centro portava all'esterno. È singolare la definizione di questa strada, Ruga (dal latino "ruga" che significa "solco"), forse perché incide longitudinalmente la pianta urbana ed offre l'alternativa viaria alla Piazza Grande parallela. Sulla destra si affaccia, insolitamente, il fianco sinistro di un'importante chiesa: è la Pieve della Santissima Annunziata che ha una facciata spoglia ed in alto mostra, in una nicchia, la statua di S. Paolo, protettore dei Barnabiti.
Risalente agli ultimi anni del Cinquecento, la prima architettura non era certo simile a quella attuale. Molto più piccola e orientata in direzione est-ovest, fu fondata per volontà del canonico Antonio Pagni e dal suo amico Paolo Ricordati di Buggiano. Essi istituirono una comunità confluita poi nei Chierici regolari di fu davvero un fatto di enorme importanza; alla sua edificazione provvide per lo più il Consiglio generale della Comunità che deliberò di costruire in onore della "Madonna della Neve" la tribuna. Sull'altare maggiore si trova il dipinto di Carlo Sacconi, in cui è rappresentata la città di Pescia che, simbolicamente, ringrazia la Madonna per aver sconfitto il morbo della peste. La chiesa, al suo interno, esibisce un'architettura di notevole effetto scenografico soprattutto per la presenza, davvero ragguardevole, di stucchi a gesso che decorano la zona superiore confinante con la volta. È forse l'unica chiesa di Pescia che conserva un pavimento ottocentesco, realizzato in marmo. L'altare maggiore presenta un disegno di notevole suggestione e creatività che, soprattutto nella parte intermedia delle volute esterne, richiama la tradizione barocca settecentesca.
Nell'area presbiterale si trova la tomba del Beato Antonio Pagni, noto per le sue doti di Carità e di Fede.
Uscendo dalla chiesa, si può andare a sinistra, attraversare via del Ghiaccio e risalire il colle Ontanatico, grazie alla stradella via di S. Giuseppe, per raggiungere il seicentesco omonimo convento. Costruito nel 1648 per volontà di Francesco Luciani, il complesso architettonico fu trasformato nel 1680 da ospedale in convento per le monache agostiniane. Nel 1701 la struttura religiosa subì le maggiori trasformazioni e l'oratorio fu ampliato nella forma attuale. Attualmente è sede di una casa di riposo.
La chiesa, ricostruita nel XVIII secolo, mostra al suo interno degli interessanti altari in stile barocco. Dalla piazzetta antistante la chiesa e il convento si gode una vista alquanto suggestiva della città.
Conviene ripercorrere via S. Giuseppe per ritornare alla grande Ruga degli Orlandi. Procedendo lentamente, sulla sinistra, si nota, ai numeri civici 42-44, il palazzo gentilizio più originale della città, quello della famiglia Forti. La splendida facciata barocca è costellata da vibranti e armoniose cornici in pietra serena, che evidenziano la serie delle finestre.
Siamo ormai a due terzi della "Ruga". Sempre sulla destra al n. 54 si trova la casa dove nacque il 10 novembre 1806, Francesco Forti, noto giurista.
La strada si divide in due spazi urbani molto caratteristici; a destra si trova la "piazzetta del Ghiaccio", mentre, a sinistra, si entra nel centro urbano più rappresentativo della città di Pescia.