Tempo consigliato per la visita: almeno due ore
Itinerario: Palazzo Turini - I cantini - L'Oratorio dei Santi Pietro e Paolo, detto Madonna di piè di Piazza - La magione dei cavalieri del Tau - La loggia del Comune - Il palazzo del Vicario - La torre civica - Le antiche carceri - Via Turini - Casa Simonetti - Cappella del SS.Crocifisso - Palazzo Magnani - Palazzo Giaccai - Piazza del grano
Costeggiando l'antico palazzo dell'importante famiglia dei Turini, dove soggiornò, nel maggio del 1536, l'imperatore Carlo V, si giunge alla Piazza grande piazza Mazzini). I pesciatini, "veri", quando devono citare il centro storico, nominano la "Piazza", luogo naturale di scambi commerciali, d'incontro, di giochi, passatempi e di momenti culturali. La "Piazza" è un luogo magico; la sera, dopo una lunga giornata di acquisti, essa diventa un "salotto" e le luci dei lampioni illuminano questo spazio urbano dominato dal fiero palazzo dei Vicari.Ora piazza, ora grande strada, quella di Pescia è una sorta di teatro e così è entrata nell'immaginario collettivo degli abitanti. Talvolta da luogo di passeggio si trasforma in palcoscenico di arringhe e gare medievali.
La prima domenica di settembre a metà della piazza si disputa il Palio cittadino.
È bene che il visitatore conosca l'orientamento del centro urbano: si entra, com'è consuetudine, da "piè di piazza", cioè da sud.
Sulla destra si trova l'oratorio dei Santi Pietro e Paolo, detto appunto Madonna di Piè di Piazza. La facciata, nelle sue forme rinascimentali, ricorda le chiese di Filippo Brunelleschi; il disegno dell'architettura è attribuito ad Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il "Buggiano", allievo del grande architetto fiorentino.
La chiesa fu costruita nel 1454 per volere della famiglia Galeotti, ma assunse un valore devozionale prorompente nei primi anni del Seicento, quando, per ordine del Granduca Ferdinando I, vi fu trasportata l'immagine della Madonna che da secoli era collocata nella piccola cappella posta sul ponte di Santa Maria. Nel 1605 fu costruito da Giovanni Zeti Pistoia, 1557 ivi, 1620). da Pistoia il bellissimo soffitto ligneo a cassettoni policromi; al centro si trova la Madonna, mentre ai lati i santi Pietro e Paolo. I disegni relativi all'abbellimento dell'interno furono eseguiti dal capomastro granducale Domenico Marcacci, mentre la tavola che contorna l'immagine della Madonna fu dipinta dal bolognese Alessandro Tiarini Bologna, 1577- ivi, 1668). che, durante il suo soggiorno in città, dipinse diversi quadri.
Guardando a sinistra verso l'altare, una bellissima lastra con la croce marmorea dell'anno Santo 1650 è incassata nel muro.25La lastra, proveniente dalla Porta Santa della basilica di S. Pietro in Vaticano, venne donata da Innocenzo X al prete pesciatino Domenico Cherubini.Giunti in Piazza Mazzini, già Piazza Grande, ci si rende presto conto che Pescia non è certo un centro urbano qualunque. Per gli storici dell'urbanistica il grande spazio antistante il palazzo del Vicario risale all'anno Mille e risulta il punto generatore dell'agglomerato cittadino, posto sulla sponda destra del fiume omonimo. Altri vedono nella piazza una stratificazione urbana ormai moderna e riconoscono, piuttosto, nel castello vescovile di Bareglia la vera origine urbanistica della città. Insomma la Piazza, punto nevralgico del centro storico della vera Pescia, è un argomento assai dibattuto e ancora oggi non sono del tutto chiare le problematiche inerenti le forze direzionali urbane che interessarono l'ampliamento di questo particolare spazio. È certo che, già alla fine del Duecento, la Piazza aveva assunto un ruolo di primaria importanza nella civica ed era identificata come "Mercatale". Ai primi del XIV secolo, nella parte di levante adiacente alle mura che costeggiavano il fiume, fu realizzata una casa degli spedalieri di Altopascio, segno evidente che questo luogo era ritenuto molto importante sia per la viabilità sia per l'attività commerciale di Pescia. Alla metà del Trecento, gli stessi spedalieri chiesero di poter edificare una chiesa dedicata a S. Biagio che è andata distrutta. Il complesso è caratterizzato dalla bellissima facciata costellata da importanti fregi robbiani e da finestre in pietra trabeate.
Nella parte più a settentrione, dove la piazza si restringe ad imbuto, assumendo un carattere più da strada, si trovava l'edificio che un tempo fu la loggia comunale, oggi tamponata, la cui superficie muraria lascia però in evidenza due caratteristiche arcate e pilastri in pietra.Ma veniamo alla descrizione del nostro itinerario.
Entrando da "pié di piazza", si trovano, oltre il già citato palazzo Turini, alcuni edifici che per la loro bellezza testimoniano l'importanza di questo luogo.
Il palazzo dei Della Barba, posto sulla parte destra al n° 79 è forse una delle maggiori espressioni rinascimentali dell'architettura locale. Fu progettato nella seconda metà del Cinquecento con un solo piano e solo nei primi del secolo XX ne fu aggiunto un secondo. Al centro del primo, una bella porta finestra timpanata, riccamente ornata da stipiti in pietra, è sovrastata dal bello stemma della famiglia, che annovera nel suo casato, proprio nel secolo XVI, importanti personaggi come Pompeo, archiatra di Papa Pio IV. Proseguendo verso nord, sempre sul marciapiede destro, si possono osservare palazzi decorati o che esibiscono raffinate finestre. Dopo aver superato alcuni palazzi di carattere e stile prettamente fiorentino e la magione altopascese, già citata e oggi sede della Misericordia, si giunge al palazzo che fu la sede privata della famiglia Serponti. Nei primi anni del Settecento diventò di proprietà degli Scoti, illustri imprenditori della produzione serica nazionale. Il bellissimo palazzo, che caratterizza il restringimento della piazza, possiede un fronte molto regolare; cornici in pietra serena e grandi aperture regolano uno spazio molto elegante. Al suo interno la scala, con un bellissimo vano ad archi, caratterizza uno degli spazi architettonici più interessanti della città.
Si giunge presto al palazzo comunale, un tempo del Vicario. Con la ristrutturazione avvenuta negli anni Venti del Novecento, la facciata ha assunto un volto incline allo stile neo-medievale, ma ha perso definitivamente la fisionomia che le era stata conferita dai diversi interventi soprattutto sei-settecenteschi. Al suo interno, di notevole importanza è la sala del Consiglio, posta al secondo piano, con gli affreschi che riproducono gli stemmi dei principali podestà. Nell'ingresso, sopra una porta, si trova una pittura ad olio che rappresenta il ritratto di Domenico Buonvicini, colui che per primo introdusse nella città il gelso "bianco" per la coltivazione del baco da seta.Sulla facciata sono collocati gli stemmi di alcuni vicari che assolsero il loro incarico tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. Sulla destra, sottostanti la superba torre civica delle ore, si trovano gli ambienti che un tempo furono adibiti a carceri comunali. Si racconta che di fronte a questo palazzo, in cui un tempo sorgeva il tribunale, oggi adibito a sede degli uffici del municipio, vi fosse il patibolo, dove erano giustiziati i condannati a morte. Si consiglia di godere il panorama della città dal terrazzo antistante la porta principale del Municipio. Da qui infatti si può osservare tutta la parte di levante, soprattutto la zona del quartiere di S. Francesco.
Al piano terra del Palazzo si trova la suggestiva "Cappella dei Caduti"; al suo interno, interamente dipinto con decorazioni geometriche alternate a stemmi, si trova la statua che rappresenta la "Libertà alata" di Libero Andreotti (Pescia, 15 giugno 1875 Firenze, 4 aprile 1933).Riprendendo il cammino per la piazza, guardando verso la chiesa della Madonna, è consigliabile camminare sul marciapiede di destra; caratteristici negozi e attività commerciali potranno allietare la passeggiata. I palazzi che costeggiano questa parte possiedono gli ingressi dalla Ruga degli Orlandi, segno che le facciate che noi osserviamo dalla piazza sono in realtà le parti retrostanti delle architetture domestiche.Giunti al termine del viaggio nel centro urbano più amato ed anche più frequentato dai pesciatini, non si può lasciare questa zona senza visitare via Turini che conduce al ponte del Duomo. Il fianco destro della strada è costeggiato da un imponente edificio, fondato nel 1559, come monastero benedettino di S. Maria, il cui piano terra è oggi caratterizzato da negozi artigianali. Al primo piano si trova una grande sala intitolata, nel 1948, a Mons. Angelo Simonetti, vescovo di Pescia dal 1908 al 1950. L'aula era un tempo la navata della chiesa delle monache. È rimasto, a testimonianza dello spazio liturgico, il presbiterio con un magnifico apparato decorativo in gesso; nella lunetta centrale è situato uno splendido crocifisso ligneo del XV secolo. Adiacente a quella che fu la chiesa delle Monache di S. Maria nuova, si trova il palazzo ottocentesco dei Giaccai "al Ponte". A piano terrà, nella parte prospiciente il ponte si trovava un tempo un frantoio molto frequentato dai produttori della zona. Sulla destra invece, nella piazzetta che introduce al ponte del Duomo, è il bel palazzo della famiglia Magnani, resasi famosa per l'attività cartaria. Costeggiando il palazzo Giaccai, sulla destra, si può entrare in via s. Maria che introduce a Piazza del Grano. Anticamente questo spazio era il chiostro del monastero benedettino. Si possono ammirare le logge con volte e colonne, mentre la zona del portico caratterizzato da pilastri a conci di pietra è risalente al secolo XIX. Adibito a Scuole Regie, l'edificio ha accolto intorno agli anni Ottanta del Novecento gli uffici nell'Unita Sanitaria Locale. Si può ritornare verso la Piazza Grande, servendosi del passaggio sulla destra che immette in via S. Maria e ci si ritrova quindi di nuovo presso l'Oratorio della Madonna di Piè di Piazza.